Giorno 1 - Costruire (più) di un sito

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L’idea c’è, la voglia pure, restava da creare la pubblica vetrina per questo progetto!

Il primo step è stato la conversione del SRD, fortunatamente distribuito nella versione modificabile in formato docx, in markdown.

In questa operazione è stato fondamentale il contributo di pandoc, la conversione è durata pochi secondi e il markdown bello fiammante era pronto all’uso.

Il problema principale è che, come il file originale del SRD, il file di output è francamente ingestibile. Occorreva frammentarlo nei vari capitoli.

Qui, soluzioni facili non ce ne sono state. Credevo che splittare un markdown sarebbe stata un’operazione banale, ma non è stato così immediato. Lavoro su macchine windows, quindi workaround come csplit non mi sono concesse.

Fortunatamente ho trovato una bella dritta su stackoverflow, che in sostanza prevede di convertire prima il file markdown in epub:

pandoc -f markdown -t epub -o my-book.epub my-book.md

quindi, dopo aver scompattato l’epub, che è semplicemente un file compresso con estensione peculiare, scendere nel livello dell’archivio che contiene i file xhtml e rinominarli in html:

Get-ChildItem *.xhtml | ForEach-Object{Rename-Item -Path $_ -NewName ($_.basename + ".md") }

e quindi convertire il tutto in markdown con pandoc:

Get-ChildItem *.html | ForEach-Object{pandoc -f html -t gfm -o ($_.basename + ".md") -s $_}

Fin qui, la parte semplice! Restava organizzare come mettere il tutto online.

Sono un fan delle GitHub Pages e di Jekyll, quindi sin dal concepimento, sapevo che il progetto sarebbe stato ospitato su questa piattaforma e servito dal generatore di siti statici per eccellenza.

I vantaggi sono evidenti: le pagine vengono scritte in markdown, che è semplice da imparare e scrivere anche per i non informatici e viene renderizzato meravigliosamente in html da Jekyll una volta caricate sul repository del sito.

Il progetto attualmente consta di quattro (!) repository:

  1. la vetrina principale, una semplice landing page che rimanda alle altre componenti;

  2. un documentale, il vero e proprio cuore del progetto, che ospiterà la traduzione del SRD man mano che viene completata;

  3. un repository senza vetrina, che ospita i file sorgenti in inglese, i work in progress e i candidati alla pubblicazione sul documentale

  4. questo blog, ovviamente.

Il tutto ha richiesto qualche ora di lavoro, tra ricerca dei temi da utilizzare, prove e messa online dei tre siti, ma credo che ne sia valsa la pena!

Dal prossimo post, promesso, basta con intelocuzioni e tecnicismi vari e si entrerà nel vivo dei dettaglio dei progressi di traduzione.

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